E un giorno, inaspettatamente, conoscemmo lo Spirito Divino, colui che viene all’uomo soprannaturalmente rivelando delle verità non vedute da molti.
Si avvicinò con fare elegante e suntoso e si abbeverò, sbattè il bicchiere sul bancone e poi sparì. Pretese di più.
Strisciò nella farina e si rotolò nella Ganache lasciando un alone di stregoneria in tutta la cucina: rimase ipnotizzato dalla scelta degli ingredienti, dal modo in cui vengono mescolati, grattugiati, sciolti.
Annusó le infusioni e sussurrò all’orecchio i segreti per insaporirle, si concentrò sulle ricette di tinture prese da vecchi libri e sugli utensili tradizionali. Il pestello e il mortaio, gli stessi con cui mia madre preparava l’incenso. Il cioccolato fuso e le spezie che diventano profumi di paesi lontani, i liquori e gli aromi che perdono la loro raffinatezza e lasciano il posto ad una magia più primitiva e sensuale.
Si accorse che è questa specie di fugacità in tutto ciò che dà delizia: tanta cura amorevole, abilità ed esperienza riposte in un piacere che dura solo un momento, ma che molti, al primo “s/morso” , ricorderanno in eterno.